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Conclave di Edward Berger: dentro la scenografia del sacro

  • Immagine del redattore: Bianca Agnelli
    Bianca Agnelli
  • 3 giorni fa
  • Tempo di lettura: 3 min


Il Papa è morto la mattina del 21 aprile 2025.


Quel giorno mi sono alzata verso le 9, con addosso una sensazione che non voleva scrollarmisi di dosso. Come se qualcosa fosse fuori posto.

Ogni mattina accendo il telegiornale mentre preparo il caffè. Quella mattina, sullo schermo, in grandi caratteri rossi, leggo: “Papa Francesco è morto”.

E un po’ ho avuto una stretta al cuore, nonostante la mia fede oggi sia quanto mai in bilico, nonostante la Chiesa mi abbia sempre suscitato sentimenti contrastanti. La morte di un Papa… dovrebbe toccarmi?


Beh, se sei italiana e vivi in Italia, sì. E non è solo una questione di fede.

È una questione culturale, simbolica, quasi viscerale. È qualcosa che ti attraversa.

Il mio paese era in lutto, e in quel lutto c’ero anche io.

Ma mentre ascoltavo le voci ovattate della cronaca vaticana, mi sono accorta che mi vibravano le orecchie. Sentivo il suono dei violini di Volker Bertelmann. Vedevo le tuniche rosse dei cardinali agitarsi nervosamente per le stanze del Vaticano. Ascoltavo sussurri. Osservavo sguardi.


Conclave (2024) Source: IMDb
Conclave (2024) Source: IMDb

Il cinema ha questa capacità: ti resta addosso. Ti prepara, talvolta, all’impensabile.

Conclave, diretto da Edward Berger e uscito nel 2024, mi era rimasto impresso quasi nelle papille gustative.


Adattamento dell’omonimo romanzo dello scrittore britannico Robert Harris, Conclave ha vinto il premio Oscar per la Miglior sceneggiatura non originale nel 2025.

In Italia è arrivato nelle sale a metà dicembre, proprio quando le condizioni di salute del Papa cominciavano a destare preoccupazione. Una coincidenza? Forse. Ma il tempismo ha reso la visione del film un’esperienza quasi profetica.


Nel cast: Ralph Fiennes, Stanley Tucci, John Lithgow, Sergio Castellitto e Isabella Rossellini.

Ognuno con un ruolo enigmatico, simbolico, potente. Ognuno a incarnare una visione diversa della Chiesa: i progressisti, i conservatori, i moderati.

Il conclave è un rito, ma anche una danza. E sopratutto: una guerra.

La strategia è tutto. Il segreto è l’ossatura.

Il cardinale decano Thomas Lawrence, interpretato da Fiennes, guida la narrazione in un crescendo di tensione e ambiguità.


Girato tra Cinecittà, Roma, e location italiane come la Reggia di Caserta e il Palazzo dei Congressi all’EUR, Conclave riesce a ricreare l’atmosfera sospesa e ieratica del Vaticano.

Le luci di Stéphane Fontaine disegnano ombre che sembrano scrutare. La scenografia di Suzie Davis avvolge, silenziosa, come una seconda pelle.


E poi c’è la musica. Volker Bertelmann ha composto una colonna sonora che pare respirare con i personaggi. 

Un pianoforte preparato, note dissonanti, echi antichi: il suono della clausura e del dubbio.


Il film non racconta solo un’elezione papale. Racconta il potere. Le sue forme, i suoi compromessi, le sue ipocrisie. Racconta anche la fede, quella che resta e quella che si perde.

E lo fa senza proclami, ma con lo sguardo gelido e umano insieme di Berger, già regista di Niente di nuovo sul fronte occidentale.


In un giorno in cui la storia si è scritta dal vero, Conclave è diventato, almeno per me, un’eco visiva e interiore. Un film che non solo ha saputo anticipare la cronaca, ma ha anche saputo raccontarci chi siamo davvero quando il potere ci chiama e la verità si fa opaca.


Da mercoledì, l’area di San Pietro sarà blindata. Roma si stringerà intorno al Vaticano con l’aria sospesa di un giorno di neve. I varchi saranno chiusi, i fedeli in silenziosa attesa. Saranno 133 i cardinali che entreranno nella Cappella Sistina per eleggere il nuovo pontefice. Uomini venuti da 71 paesi del mondo, con in tasca la fede e negli occhi, forse, qualche dubbio.


E noi tutti, fuori, con lo sguardo rivolto verso il comignolo. Aspettando la fumata. Aspettando che la storia accada sotto i nostri occhi.


Mi domando spesso quanto cinema ci sia nella realtà, e quanto realtà ci sia in certi film. Conclave mi ha insegnato che le stanze del potere sono piene di silenzi, strategia e simboli. Che il mistero non è solo narrativa, ma un meccanismo profondamente umano. E adesso quel mistero è qui, tra noi. 


Nel cuore di Roma, sotto gli affreschi di Michelangelo, in un respiro trattenuto che attraversa il mondo intero.


Bianca curates and writes for The Olive Press, a space for reflections on cinema, culture, and landscape born within Il Giardino di Cristina.

All images featured in this article are the property of their respective copyright holders. They are used here for informational and editorial purposes only, in the context of cultural commentary and non-commercial promotion. No copyright infringement is intended.

 
 
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